Halloween è la festa dei morti più famosa al mondo che ha conquistato milioni di persone in tutto il globo.

Ma certamente non è l’unica manifestazione dell’antico culto delle anime dei morti. A Sinnai come in tante zone della Sardegna esiste e si è conservata una tradizione che ha molti aspetti in comune con quella americana e anglossassone.

A Sinnai i bambini fanno rivivere l’antica tradizione di “Is panixeddas” nella mattina del 1° Novembre. Suonano ai campanelli e bussano nelle case per chiedere "Is Panixeddasa" una piccola offerta in cambio di una preghiera per i morti.

Le offerte sono solitamente qualcosa di genere alimentare, Caramelle, cioccolatini, frutta, castagne, noci, dolci o anche qualche soldino; loro per contraccambiare faranno una preghiera come pegno. Alle loro angeliche anime vengono affidati pensieri limpidi dedicati ai cari scomparsi. Questa tradizione deriva dallo spagnolo ed il nome panixeddas significa "piccola offerta". Ricordo che da bambino la gente rifilava di tutto, anche qualcosa che non usava più come una lampada o un vecchio tv in bianco e nero :). Questa ricorrenza nel resto della Sardegna viene indicata con diversi nomi e celebrata in giornate diverse il 1° o il 2 Novembre come a San Sperate dove è molto sentita dai bambini del paese. Is Animeddas e is Panisceddas nel sud dell’isola, Su ‘ene ‘e sas ànimas o su Mortu Mortu nel nuorese, su Prugadòriu in Ogliastra.

Il nome cambia a seconda della zona ma la sostanza, pur mutando in alcuni particolari, rimane la stessa. Proprio come accade nella più famosa ricorrenza americana, anche nei villaggi della Sardegna sono i bambini che vestiti da fantasmi vanno a chiedere, di porta in porta, qualche dono per le “piccole anime”. Le formule utilizzate in Lingua Sarda per chiedere e dire “dolcetto o scherzetto?” sono: seus benius po is animeddas, mi das fait po praxeri is animeddas, seu su mortu mortu, carki cosa po sas ànimas, peti cocone, e altre ancora a seconda del paese e della variante linguistica utilizzata.

Mentre oggi i fantasmi e le piccole anime ritornano a casa con cioccolatini, lecca-lecca e merendine, una volta era più comune che alle richieste dei piccoli gli adulti preparassero e regalassero i dolci tipici del periodo: pabassinas, ossus de mortu, pani de sapa e frutta di stagione.

Nelle case era usanza lasciare la tavola apparecchiata per i defunti tutta la notte e anche le credenze rimanevano aperte perchè i morti potessero cibarsi.

A questi venivano aggiunti poi altri doni come le melagrane, le castagne e la frutta secca.

Un altro elemento simile tra la festa sarda e quella anglosassone era, soprattutto nel passato, il lavoro certosino sulle zucche che venivano trasformate in facce spiritate ed utilizzate per fare scherzi e far spaventare i più piccoli. Quindi se sentite suonare il campanello, siate generosi e rispettiamo la tradizione, tutti abbiamo dei morti da ricordare.





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